Nessuna novità, nessuna sorpresa. Sky e Mediaset Premium si sono aggiudicate i diritti tv per la trasmissione della Serie A anche per i prossimi tre anni, stessa identica formula, prezzo in salita per entrambi con un maggiore aggravio per RTI, ma rimane elevata la differenza fra i due competitor. Sky pagherà per le tre annate rispettivamente 558 milioni di euro per il 2012/13, 561 milioni per il 2013/14 e 564 milioni per il 2014/15 mentre Mediaset dovrà versare 259 milioni, 268 milioni e di 277 milioni di euro.
Gli importi sono quelli delle richieste minime della Lega Serie A, d’altra parte non era pensabile si avviasse un qualsiasi genere di asta essendo soltanto questi due gli unici operatori credibili per la pay tv e operando su due piattaforme distinte e separate. Rimane ancora una differenza elevata: Sky continua a pagare più del doppio di quanto paga Mediaset Premium, la differenza sta nel “contenuto” dei pacchetti. Sul satellite ci saranno tutte le partite della Serie A mentre sul digitale terrestre Premium potrà scegliersi le squadre principali, come al solito.
Di fatto non sono state accolte le rimostranze di Sky Italia che lamenta da mesi questa disparità di trattamento, soprattutto dopo che dal digitale terrestre è sparita la (già flebile) concorrenza di Dahlia a Premium. Perché disparità? Perché Sky è “costretta” a comprare a quel prezzo minimo i diritti per tutta la massima serie e non può scegliere di avere “il meglio” come fa Mediaset sul digitale terrestre. Certo, sul satellite ci si può vantare di avere “tutta la Serie A”, ma guardando all’appeal (e al reale valore commerciale) quanto ci rimette Mediaset a non poter mandare in onda tutte le partite interne ed esterne contro le squadre di seconda fascia di una società come il Siena, il Catania o il Lecce?
La logica dice che non essendoci più di un competitor (reale) nemmeno sul digitale terrestre la Lega Serie A avrebbe potuto massimizzare i suoi profitti offrendo sul mercato un solo pacchetto per i diritti, uno con tutte le partite, esattamente come fatto per il satellite anche per il DTT. Chissà come mai si è deciso di soprassedere e cercare di raggiungere l’obiettivo del miliardo di euro di introiti annui con maggiore gradualità.
Gli importi sono quelli delle richieste minime della Lega Serie A, d’altra parte non era pensabile si avviasse un qualsiasi genere di asta essendo soltanto questi due gli unici operatori credibili per la pay tv e operando su due piattaforme distinte e separate. Rimane ancora una differenza elevata: Sky continua a pagare più del doppio di quanto paga Mediaset Premium, la differenza sta nel “contenuto” dei pacchetti. Sul satellite ci saranno tutte le partite della Serie A mentre sul digitale terrestre Premium potrà scegliersi le squadre principali, come al solito.
Di fatto non sono state accolte le rimostranze di Sky Italia che lamenta da mesi questa disparità di trattamento, soprattutto dopo che dal digitale terrestre è sparita la (già flebile) concorrenza di Dahlia a Premium. Perché disparità? Perché Sky è “costretta” a comprare a quel prezzo minimo i diritti per tutta la massima serie e non può scegliere di avere “il meglio” come fa Mediaset sul digitale terrestre. Certo, sul satellite ci si può vantare di avere “tutta la Serie A”, ma guardando all’appeal (e al reale valore commerciale) quanto ci rimette Mediaset a non poter mandare in onda tutte le partite interne ed esterne contro le squadre di seconda fascia di una società come il Siena, il Catania o il Lecce?
La logica dice che non essendoci più di un competitor (reale) nemmeno sul digitale terrestre la Lega Serie A avrebbe potuto massimizzare i suoi profitti offrendo sul mercato un solo pacchetto per i diritti, uno con tutte le partite, esattamente come fatto per il satellite anche per il DTT. Chissà come mai si è deciso di soprassedere e cercare di raggiungere l’obiettivo del miliardo di euro di introiti annui con maggiore gradualità.
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